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al testo di Amina Narimi
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Stringeva tra le mani come un canto una piccola bestia di gioia, consumata, con la nuvola la cima il gambo, l'ho seguita. Entrando nello spazio stretto dedicato ai libri, con un ritmo che nasceva da lontano ho percepito un movimento sacro di saluto Tutto di lei è muto, tranne quelle mani nelle pause di ogni libro, come dicesse delle cose con qualcuno che le scorre in fondo al sangue che si effonde nel fiato e d’improvviso mi è parsa saltare sulla terra, così leggera, al gioco del mondo, in cima a tutto lo scaffale, nella rayuela, continuo a sentire più forte il jazz del suo silenzio. Si allunga con le braccia come immersa in un'acqua veloce e gli occhi grandi ondeggiano tra i pesci di De Luca. Nelle sue infinite forme si guarda risplendere e nuotare fino al giardino dei pensieri, a Pennabilli, assottigliando i piedi a farsi niente. È ferma tra i frutti dimenticati e le corsie s'illumina la pelle, al contatto della costa, quando sfiora la polvere di stelle, posati i propri nervi sulla neve, di Tonino Guerra. Raccoglie un nuovo libro ora, come un velo, lascia andare gli occhi con i miei è ricordo ciò che chiama, nella calma unisce due lembi tra le pagine, mi apre un varco al collo senza ali né vocali avvicina la memoria. Entra tutta in una stanza a non sentir più niente di com’è là fuori il mondo. Trema nell’abisso con Primo Levi nell'ombra si copre il viso, se questo è un uomo, sussulta a un cuore così bianco e danza con tutti i figli di dio, danzano insieme al percorso dell’amore in un tempo differente, e un pezzo di strada con qualcuno. Due passi ancora, accarezza Il suo vero nome in copertina disegnando un otto con le dita, senza curarsi di nessuno quando porta alla bocca il libro con l’eleganza di una curva mettendo un bacio tra le pagine di mezzo.. ma più di tutto sono state le sue lacrime a fermarmi, incontrando la Szymborska, con la Gioia di scrivere piegata in mezzo al seno: ha premuto tanto forte quelle uniche poesie ricoverate nella stanza, così piccola da sembrare un animale nella tana quando gli esce il nato fra le zampe. La fisso. Aspetto che si giri verso me, dove finirà la pagina, di sentire il suo respiro che non smette più di andare, di vedere. Nell’atto di volgersi tocca la sua lingua con un dito, stringendo l’aria prima dell’incontro, e si offre allo sguardo. Non credo cercasse qualcuno nel riflesso del mio silenzio se non quelle carezze sui capelli, mettendo fine ai suoi pensieri un nuovo nascere, come si fa correndo verso il bosco andando a trovare gli alberi |
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